17 Feb Un Crocifisso insolito?
Il ricercatore impegnato in un’indagine a lungo termine sulle varie rappresentazioni di Cristo in croce nella storia dell’arte, dal momento dell’apparizione di tale soggetto, attorno agli anni 430 della nostra era, ad oggi, deve aspettarsi molte sorprese. Una di queste, non certo marginale, è quella che costituisce l’incontro del Volto Santo, designazione convenzionale di un Cristo in croce vestito di un sontuoso manto nero con inserti d’oro che gli copre le braccia e tutto il corpo fino alle caviglie, versione pre-rinascimentale dell’antico colobium romano, un Crocifisso coronato da una corona regale, con la testa dritta e gli occhi aperti, dettagli che all’epoca non erano assolutamente banali. Ma la sorpresa non è provocata solo dal modo nel quale è vestito, ma anche dal fatto che questa presentazione di Cristo in croce è contemporanea, da un lato, ai Crocifissi dipinti o scolpiti poco vestiti o rigorosamente nudi, come quelli di Donatello, Raffaello o Michelangelo e, dall’altro lato, ai Crocifissi dolorosi, sanguinanti, coperti di ferite, agonizzanti o morti, con gli occhi chiusi e la testa adagiata sulla spalla o che cade frontale, come quelli di Grünewald o di Altdorfer. Negli stessi decenni, quindi, sono coesistite versioni completamente diverse di Cristo in croce…
Il Volto Santo qui riprodotto, un dipinto su tavola (160 x 120 cm) conservato a Budapest, è opera di Piero di Cosimo (1462-1522): questi prolungò fino al Rinascimento la tradizione popolare del Volto Santo di Lucca, alias il Santo Volto, apparso nell’XI secolo e basato sulla leggenda secondo la quale Nicodemo, colui che venne a trovare Gesù di notte, avrebbe scolpito lui stesso una statua servendosi del modello della Sindone e gli angeli si occuparono loro stessi di realizzarne il volto mentre Nicodemo dormiva, dettaglio che conferì a questa statua la qualità di “acheropita”, ossia “non fatto da mano d’uomo”.
La statua sarebbe stata poi miracolosamente trasportata dalla Palestina a Lucca in Italia in barca senza capitano né marinai… Da quel momento suscitò in Occidente svariate repliche alle quali furono associati episodi altrettanti sorprendenti, come quello che spiega lo strano dettaglio del piede destro del Cristo appoggiato su un calice, che ricorda il dono della pantofola che Cristo stesso avrebbe fatto a un mendicante, venuto a venerare la sua statua e desideroso di fare un’offerta ma completamente senza soldi. La pantofola fu in seguito considerata miracolosa. La storia dell’arte religiosa è sicuramente ricca di imprevisti…
Il Volto Santo qui riprodotto, un dipinto su tavola (160 x 120 cm) conservato a Budapest, è opera di Piero di Cosimo (1462-1522): questi prolungò fino al Rinascimento la tradizione popolare del Volto Santo di Lucca, alias il Santo Volto, apparso nell’XI secolo e basato sulla leggenda secondo la quale Nicodemo, colui che venne a trovare Gesù di notte, avrebbe scolpito lui stesso una statua servendosi del modello della Sindone e gli angeli si occuparono loro stessi di realizzarne il volto mentre Nicodemo dormiva, dettaglio che conferì a questa statua la qualità di “acheropita”, ossia “non fatto da mano d’uomo”.
La statua sarebbe stata poi miracolosamente trasportata dalla Palestina a Lucca in Italia in barca senza capitano né marinai… Da quel momento suscitò in Occidente svariate repliche alle quali furono associati episodi altrettanti sorprendenti, come quello che spiega lo strano dettaglio del piede destro del Cristo appoggiato su un calice, che ricorda il dono della pantofola che Cristo stesso avrebbe fatto a un mendicante, venuto a venerare la sua statua e desideroso di fare un’offerta ma completamente senza soldi. La pantofola fu in seguito considerata miracolosa. La storia dell’arte religiosa è sicuramente ricca di imprevisti…