26 Gen Lutero e la confessione: oltre il pregiudizio
Tra i collaboratori più fedeli di Martin Lutero è molto importante, anche se forse poco nota, la figura di Johannes Bugenhagen (1485-1558), che arrivò a Wittenberg in età ormai matura, seguì le lezioni di Lutero e fu da lui introdotto come parroco, dopo che aveva preso moglie nel 1522, nella chiesa parrocchiale della città. Egli veniva dalla Pomerania, dove era stato ordinato sacerdote nel 1509 ed era diventato reggente della scuola di Treptow, a nord est di Stettino, oggi in Polonia. Bugenhagen fu un punto di riferimento per la chiesa locale e valse come teologo di tutto rispetto, accanto a Lutero e a Melantone. È riconosciuto come l’apostolo del Nord, in quanto si adoperò moltissimo per la predicazione, la diffusione della Riforma e l’organizzazione delle chiese territoriali luterane in tutta l’Europa del Nord, dalla Danimarca, alla Svezia e alla Norvegia. A lui, seguendo Lutero come modello, si deve anche la traduzione della Bibbia in Plattdeutsch.
Nel riquadro di destra della grande pala d’altare di Wittenberg Bugenhagen è rappresentato nell’esercizio del ministero della penitenza o confessione. Egli esercita il duplice “ministero delle chiavi”, che consiste nel “legare” e nello “sciogliere” (cfr. Mt 16,19; Mt 18,18; Gv 20,23): “scioglie” nel caso di autentica penitenza e conversione, che si accompagnano al dono della vera fede, oppure “lega” – vale a dire: rimanda senza perdono –, chi, mancando di vera fede, ritiene di non aver bisogno di conversione. Sono appunto i due personaggi, l’uno inginocchiato davanti a Dio, in atto di sincera conversione, probabilmente un mercante, per ciò che traspare dal suo abbigliamento; l’altro, probabilmente un nobile, un principe, che ritiene di non avere bisogno della penitenza; perciò se ne va con le mani legate (immagine del “servo arbitrio”), chiuso in se stesso e con lo sguardo ostile, schiavo del suo peccato (cfr. Gv 8,34), non raggiunto dalla vera fede che converte e libera, tramite il perdono dei peccati.
La figura di Bugenhagen, secondo la critica più qualificata, è un capolavoro della ritrattistica di Lucas Cranach il Vecchio. Qui è modellato il viso severo e sereno di questo tedesco del Nord, il Dr. Pommer, in latino Pomeranus. I forti tratti del suo volto, il naso ben pronunciato e lo sguardo tranquillo di chi comprende, per quanto è umanamente possibile, ciò che sta nel cuore dell’uomo, suscitano fiducia in chi si accosta a lui. Di un uomo così ci si poteva ben fidare: egli fu il confidente e il direttore spirituale di Martin Lutero nei suoi momenti di prova. Bugenhagen, il parroco della chiesa di Wittenberg, aveva il dono di saper guidare gli uomini, il dono di saper condurre la chiesa.
Ho scelto apposta questa rappresentazione del sacramento della penitenza, proprio perché essa suscita, nella mente di molti, tanti problemi anche a motivo di quanto mediamente sappiamo a proposito delle posizioni della Riforma circa la confessione dei peccati. Questo sacramento è stato o non è stato annullato da Lutero? Il fatto che esso sia ufficialmente presente in una pala d’altare in cui la comunità luterana delle origini amò e ama sempre scorgersi rappresentata nella propria essenziale autenticità non può che suscitare domande curiose nella nostra mente e forse anche riesce anche a suscitare e ad alimentare qualche dubbio circa la nostra presunta convinzione di sapere come stiano le cose a proposito della confessione dei peccati nel mondo della Riforma.
Nel riquadro di destra della grande pala d’altare di Wittenberg Bugenhagen è rappresentato nell’esercizio del ministero della penitenza o confessione. Egli esercita il duplice “ministero delle chiavi”, che consiste nel “legare” e nello “sciogliere” (cfr. Mt 16,19; Mt 18,18; Gv 20,23): “scioglie” nel caso di autentica penitenza e conversione, che si accompagnano al dono della vera fede, oppure “lega” – vale a dire: rimanda senza perdono –, chi, mancando di vera fede, ritiene di non aver bisogno di conversione. Sono appunto i due personaggi, l’uno inginocchiato davanti a Dio, in atto di sincera conversione, probabilmente un mercante, per ciò che traspare dal suo abbigliamento; l’altro, probabilmente un nobile, un principe, che ritiene di non avere bisogno della penitenza; perciò se ne va con le mani legate (immagine del “servo arbitrio”), chiuso in se stesso e con lo sguardo ostile, schiavo del suo peccato (cfr. Gv 8,34), non raggiunto dalla vera fede che converte e libera, tramite il perdono dei peccati.
La figura di Bugenhagen, secondo la critica più qualificata, è un capolavoro della ritrattistica di Lucas Cranach il Vecchio. Qui è modellato il viso severo e sereno di questo tedesco del Nord, il Dr. Pommer, in latino Pomeranus. I forti tratti del suo volto, il naso ben pronunciato e lo sguardo tranquillo di chi comprende, per quanto è umanamente possibile, ciò che sta nel cuore dell’uomo, suscitano fiducia in chi si accosta a lui. Di un uomo così ci si poteva ben fidare: egli fu il confidente e il direttore spirituale di Martin Lutero nei suoi momenti di prova. Bugenhagen, il parroco della chiesa di Wittenberg, aveva il dono di saper guidare gli uomini, il dono di saper condurre la chiesa.
Ho scelto apposta questa rappresentazione del sacramento della penitenza, proprio perché essa suscita, nella mente di molti, tanti problemi anche a motivo di quanto mediamente sappiamo a proposito delle posizioni della Riforma circa la confessione dei peccati. Questo sacramento è stato o non è stato annullato da Lutero? Il fatto che esso sia ufficialmente presente in una pala d’altare in cui la comunità luterana delle origini amò e ama sempre scorgersi rappresentata nella propria essenziale autenticità non può che suscitare domande curiose nella nostra mente e forse anche riesce anche a suscitare e ad alimentare qualche dubbio circa la nostra presunta convinzione di sapere come stiano le cose a proposito della confessione dei peccati nel mondo della Riforma.